UN MONDO ALLA ROVESCIA
Nel corso dei due mandati di governo del centrosinistra alla Regione Puglia l’ambiente e il territorio sono sicuramente stati oggetto di grande attenzione politica e amministrativa. Molti, e anche di rilievo nazionale, sono stati gli obiettivi raggiunti, soprattutto in campo normativo, per la qualità dell’aria e la salute nelle aree a elevato rischio, nonché per un primo parziale potenziamento del sistema dei controlli.
Positivo anche il bilancio sulla pianificazione paesaggistica e di assetto del territorio, meritevole ancora di strumenti applicativi che ne garantiscano l’efficacia.
Su altre problematiche si sarebbe certamente potuto fare di più, come per la difesa del suolo dalla desertificazione e dal consumo, contro gli incendi, sulle politiche di prevenzione, adeguamento e mitigazione dei cambiamenti climatici. Luci e ombre in contrasto sulla questione energetica: da un lato un positivo sviluppo di rinnovabili (fotovoltaico e eolico), ma senza un corrispondente calo dell’uso dei combustibili fossili, senza vantaggi economici ed occupazionali evidenti e con una prevalenza di impianti a terra o comunque a base speculativa, con vere e proprie devastazioni territoriali. Molto c’è ancora da fare per attivare una vera propria transizione ecologia.
Anche sui rifiuti, a fronte del nuovo Piano Regionale dei Rifiuti in corso di discussione per l’approvazione, emergono criticità di efficacia applicativa e una situazione costantemente sul filo dell’emergenza che vede ancora oggi il ricorso alle “discariche”. Questo sistema di gestione dei rifiuti è in netto contrasto con quanto previsto dalla normativa europea in materia di rifiuti che recita: “Il miglior rifiuto è quello che non viene prodotto”. Le norme europee prevedono sostanzialmente quattro livelli di gestione: un primo livello: riduzione della produzione dei rifiuti; un secondo livello: riciclo (sotto forma di materia) dei rifiuti che non si possono non produrre; un terzo livello: recupero (sotto forma di energia) esclusivamente di ciò che non può essere riutilizzato e riciclato come materia; infine un quarto livello: quello che resta (solo come quota residuale) è destinato alle discariche, ma esclusivamente come ultima chance. Invece, a Puglia, si inverte l’ordine della piramide dei rifiuti e si parte dal quarto livello, per poi ipotizzare, con questo nuovo piano, un passaggio al terzo livello. Insomma, pare di assistere alla messa in scena dei due atti di goldoniana memoria del mondo alla rovescia. Infatti, a tal proposito, oggetto di dibattito in questi giorni è il deliberato della Giunta regionale per l’utilizzo delle vasche A e B della discarica “Martucci” che vede i sindaci delle città di Conversano, Mola di Bari, i consigli comunali, le commissioni speciali impegnati a contrastarne la riapertura.
La prevenzione, la riduzione dei rifiuti prodotti e della loro pericolosità, è la priorità strategica nella gestione di tutti i tipi di rifiuto. Occorre fare un salto nelle politiche di riduzione della produzione di rifiuti e in quelle della raccolta differenziata domiciliare e del riciclo. Lavorare allo sviluppo di un sistema di impianti finalizzati al recupero di materia attraverso il compostaggio (compreso quello domestico) e la selezione e valorizzazione delle frazioni secche riciclabili (carta, vetro, plastica, alluminio, ecc.). Le città devono essere parte attiva di questo percorso, anche, ad esempio, inserendo negli appalti pubblici il criterio dell’utilizzo del materiale riciclato o utilizzando per il verde pubblico il compost da rifiuti. Lo smaltimento in discarica e la combustione di rifiuti, comunque negative dal punto di vista energetico, dell'impatto ambientale e del consumo di materiali, vanno rese residuali per tutti i tipi di rifiuto. Negli altri paesi lo fanno, perciò è fattibile. Si lavori su questo, piuttosto che su soluzioni come la combustione dei rifiuti che giova solo alle lobby dell’incenerimento. Le attività umane, per essere sostenibili, devono quindi rispettare il principio del riuso ciclico dei materiali, in parte fidando nei processi naturali per quelle materie così dette biologiche che la natura stessa sa riciclare, in parte fidando su tecniche di recupero per le materie ad alto contenuto tecnologico. Su tutto deve predominare, comunque, una netta riduzione alla fonte della quantità di rifiuti prodotti e dispersi in gran parte nell’ambiente. In altri termini si tratta di orientare il nostro sistema futuro di sviluppo verso un modello dove i rifiuti non recuperabili vengano ridotti al minimo e smaltiti in modo da non interferire nei cicli biologici. Questo modello, detto di “economia ecologica” o di “bioeconomia circolare”, va applicato secondo criteri di integrazione differenziata dei vari prodotti in armonia con le attività del territorio, limitando al minimo grossi spostamenti di materia fra diversi territori, rispettandone la capacità portante.
In molte realtà pugliesi, la problematica relativa alla gestione dei rifiuti che sta sconvolgendo la qualità della vita e compromettendo l’igiene pubblica, rende ancora più evidente la necessità di una inversione della tendenza a considerare il rifiuto in genere come un ingombro di cui disfarsi in ogni modo. Questa logica deve lasciare il posto al concetto di riduzione e riciclo, tipico degli equilibri ecologici del territorio, secondo cui i il rifiuto altro non è che una materia prima per un nuovo processo, sia biologico che produttivo secondo la strategia “rifiuti zero”. In questo modo si ripristinano gli equilibri naturali in maniera sostenibile, evitando di incorrere in nuove emergenze, si recuperano preziosi materiali, si sviluppa l’occupazione, si offre possibilità di lavoro e recupero per categorie sociali a rischio di devianza e si migliorano le condizioni igieniche. L’incenerimento dei rifiuti non può essere la soluzione. L’evoluzione verso un piano definitivo di gestione integrata dei rifiuti passa attraverso interventi pubblici accompagnati da un maggior coinvolgimento e partecipazione dei cittadini, associazioni, cooperative e di alcune categorie produttive (piccola industria, artigianato, commercio, agricoltura). Ciò rende utilissimo avviare da subito alcune sperimentazioni sul campo, proprio per poter acquisire una esperienza concreta dei problemi che si dovranno affrontare e risolvere insieme ai cittadini. La partecipazione dei cittadini sviluppa senso civico e responsabilità, cose invece annullate dall’attuale prassi di delega insita nell’abbandono dei rifiuti, sia anche negli appositi cassonetti.
La situazione globale e locale del nostro pianeta esige non solo che si progettino e si realizzino attività ecologiche sostenibili, ma soprattutto che esse siano effettuate con spirito nuovo, nuova consapevolezza, alla luce di una nuova visione della realtà e del mondo la situazione esige un cambio di paradigma. Oggi dobbiamo diventare consapevoli che solo un atteggiamento di integrazione potrà permetterci di perpetuare la vita sulla terra. Dovrà esserci l’epoca dell’armonizzazione cosciente, tra natura ed uomo. Un approccio eco - consapevole nei fatti, non nelle parole, per concretizzare la sostenibilità dello sviluppo. Condizione che vede l'uomo come soggetto economico e sfruttatore ad un’altra in cui l'uomo e’ custode ed usufruttuario del pianeta, che abbiamo ricevuto in prestito dalle future generazioni piuttosto che ereditato da quelle passate. Abbiamo bisogno di una coscienza critica sul ruolo e sulla posizione dell'uomo nell'ecosistema; sulla gravità delle emergenze ecologiche; su come l’umanità dovrà affrontarle; di una progettualità per una eco-cittadinanza attiva: sinergia tra istituzioni/scuole/associazioni per concretizzare la democrazia partecipativa.
L’obiettivo deve essere quello di promuovere la salvaguardia, la valorizzazione e l’ottima allocazione delle risorse territoriali-ambientali e deve essere vietata qualsiasi azione che degradi, deturpi o elimini tali risorse, intese come entità singole o come equilibri complessi. Lo sviluppo economico deve essere compatibile con la capacità di carico degli ecosistemi del pianeta ed armonico con gli obiettivi di una società democratica, giusta, equa e solidale. La tutela dell’identità storica e culturale, la salvaguardia della qualità del sistema paesistico, delle sue componenti ambientali e del suo uso sociale e produttivo, nell’ambito del principio di sviluppo durevole e sostenibile sono risultati perseguibili per uno “approccio eco-consapevole “ auto sostenibile.