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STILI DI VITA SOSTENIBILI CON LA LANDSENSES ECOLOGY

Gli spazi verdi e i parchi urbani non solo migliorano gli ecosistemi cittadini,
ma forniscono anche valori culturali agli abitanti delle metropoli e stili di vita sostenibili.

STILI DI VITA SOSTENIBILI CON LA LANDSENSES ECOLOGY

La letteratura recente sulla Landsenses Ecology evidenzia come gli spazi verdi urbani ed i parchi urbani non solo migliorino gli ecosistemi urbani, ma forniscano anche valori culturali agli abitan-
ti delle città e stili di vita sostenibili. L’uso di indicatori percettivi e la percezione stessa aumenta la soddisfazione dei visitatori (Zheng et al., 2020). La Landsenses Ecology è una disciplina scientifica che studia la pianificazione dell’uso del suolo, la costruzione e la gestione verso lo sviluppo sostenibile, sulla base di principi ecologici e del quadro di analisi degli elementi naturali, dei sensi fisici, delle percezioni psicologiche, delle prospettive socio-economiche, del rischio di processo, e aspetti associati. Questo concetto indica che la Landsenses Ecology offre una metodologia efficace per studiare i servizi ecosistemici e lo sviluppo sostenibile e fornisce anche un ponte di collegamento tra questi. Una disciplina che è emersa naturalmente durante processi di ricerca teorica e pratica, ispirata da una varietà di pensieri tradizionali sulla pianificazione e sull’architettura. Inoltre, più un territorio è urbanizzato, più i cittadini preferiscono i paesaggi naturali (Xu et al., 2020). Al centro del dibattito il ruolo che l’educazione ambientale può assumere per attualizzare l’educazione alla sostenibilità nella direzione di un futuro sostenibile, tanto nell’accezione tradizionale, quanto nel nuovo orientamento verso lo sviluppo sostenibile e la cittadinanza globale avendo come quadro di riferimento l’attuazione degli Obiettivi dell’Agenda 2030 ed in particolare del Goal 4, assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti (UNDESA 2015; Asvis 2020).
Questo approccio di Landsenses Ecology ed il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 sono molto importanti se si considera che la pandemia ha fatto emer- gere le fragilità delle nuove generazioni. Recentemente, si assiste a un abbandono o posticipo di progetti esistenziali. In Europa ed in particolare in Italia, più che in altri Paesi, tali progetti vengono rinviati o addirittura abbandonati. Con il rischio che i giovani non si sentano in grado di contribuire pienamente allo sviluppo della società. Tuttavia la pandemia ha rafforzato il loro desiderio di guidare un cambiamento positivo nelle loro comunità e in tutto il mondo. Mettendo le persone davanti ai profitti e dando priorità alla sostenibilità. Le nuove generazioni si sono dimostrate maggiormente resilienti (Unicef 2020; Tirivayi 2020). Le nuove generazioni si confermano consapevoli dell’importanza della relazione uomo-natura e ambiente-salute.
Quasi nove giovani su dieci, tra i comportamenti da mantenere dopo la pandemia, mettono al primo posto la necessità di adottare stili di vita sostenibili e resilienti con una partecipazione attiva in difesa del pianeta (Unicef 2020). La risposta a queste necessità arriva anche dall’Agenda 2030 dalla quale emerge infatti l’indivisibile rapporto tra lo sviluppo inclusivo, equo e sostenibile e la realizzazione dei diritti delle persone promosso dall’Agenda, il cui obiettivo è quello di “non lasciare nessuno indietro”, di proteggere la vita guardando alla sostenibilità e di creare un mondo dove le generazioni presenti e future possano sentirsi protagoniste e beneficiarie e dove i loro diritti siano garantiti a pieno titolo e serve a preparare e innescare i cambiamenti culturali propedeutici alla creazione di una società più giusta, equa e sostenibile (UNDESA 2015; Asvis 2020). Infatti, nonostante le sfide individuali e i motivi di ansia, i giovani millennial (dai 24 ai 39 anni) e la Generazione Z (dagli 11 ai 23 anni), pensano che una società post-pandemica possa essere migliore di quella che l’ha preceduta. Un mondo più sostenibile e resiliente come riportato nel Report della Deloitte Global Millennial Survey 2020.
Storicamente la città (la Polis) nasce ed esprime compiutamente “qualità urbana” quando è espressione delle tante personalità, spesso anche contrastanti, che in esse operano e che devono esprimersi con un fine che è anche “etica” cioè tendente ad armonizzare le diverse esigenze particolari di cittadini di tutte le età ed istituzioni con quelle generali. Le città non si formano per aggregazioni di costruzioni e sommatoria di individui indifferenti alla vita associata, ma soltanto quando gli abitanti avvertono l’esigenza pratica e si pongono l’obiettivo di determinare ed essere quindi parte di un organismo in cui ci si ritrovi a condividere quanto realmente indispensabile alla vita economica, sociale, culturale e spirituale di una popolazione. Solo quando ciò succede si pongono i presupposti di una vita civile e, solo allora, gli edifici, le vie, le piazze, gli spazi verdi urbani, i parchi trovano modo di assumere forme e funzioni idonee e diventano parti concordanti ed armoniche dell’organismo stesso. Le città proprio perché “organismi” sono parte di un sistema più complesso e proprio in qualità di organismi possono metodologicamente essere viste nei loro meccanismi di crescita, trasformazione e decadenza con una impostazione disciplinare innovativa che può trovare nella visione ecosistemica e nella landsenses ecology linfa e sostegno (Tarsitano, 2003, 2020). Fulcro di questo percorso è la partecipazione degli attori sociali, il coinvolgimento della popolazione e di precise competenze tecniche ed amministrative, il tutto inteso come un forte momento di coesione economica e sociale. I presuppo- sti fondamentali sono l’equità sociale e l’equilibrio ecologico. Le città con i loro spazi e parchi urbani possono costruire un Sense of place proteggendo le caratteristiche ambientali e culturali degli ecosistemi urbani: progettando in armonia con processi naturali non contro di essi; collegare la forma urbana con la bioregione; usare l’istruzione e le arti per informare e drammatizzare il significato del luogo e scoprire e incorporare le loro canzoni. Il Sense of place deve informare e ispirare gli abitanti delle città di ogni età, sesso, orientamento sessuale e religione, compresi i decision makers e i pianificatori. Il modo con cui progettiamo le nostre città e i nostri stili di vita,i nostri processi sociali e politici e le nostre istituzioni devono corrispondere ai modelli identitari dei luoghi in cui viviamo. Le città possono essere sia ecologicamente che socialmente rigenerative attivando il loro Senof place (Newman & Jennings, 2008). La Landsenses ecology avvicina e stimola in maniera semplice e intuitiva l’interesse della comunità nei confronti della ecologia urbana e, in particolare, delle scienze della vita delle tecnologie applicate, promuovendo iniziative di divulgazione, valorizzazione e trasferimento dei risultati dell’attività realizzate; avvicina i cittadini al mondo produttivo; stimola interesse e curiosità dagli adulti alle fasce più giovani perché acquisiscano maggiore consapevolezza sull’importanza della sostenibilità come strumento primario per lo sviluppo sostenibile, il wellbeing e la good life di ogni società (Tarsitano et al. 2020; De Neve& Sachs 2020; De Vries 2018; Zhao et al. 2016). Lanciando le basi per la creazione di una rete delle comunità sostenibili e resilienti. La Commissione Europea, nel definire la Strategia per l’Europa, ha auspicato il successo di un’economia basata sulla conoscenza in relazione alla diffusione, elaborazione e applicazione di nuovi saperi. Gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo, nell’istruzione e nella formazione sono d’importanza cruciale per affrontare le sfide della contemporaneità.
In una società sempre più tecnologica e virtuale, come quella attuale, pochi pensano che gli uomini del XXI secolo per raggiungere un maggior benessere fisico e psicologico abbiano bisogno di un rapporto più stretto con la natura. È invece ciò che emerge da studi compiuti negli ultimi 15 anni. In particolare, l’azione terapeutica svolta dalle piante si è rivelata importante nei confronti di persone con patologie specifiche e diversamente abili. L’ortoterapia in una prospettiva di landsense ecology è difatti una “nuova” terapia occupazionale, capace di migliorare lo stato di salute degli individui, sia da un punto di vista prettamente fisico che psicologico. Sono davvero molti i vantaggi fisici e psichici derivanti dalla lavorazione della terra in una prospettiva di landsense ecology con l’ausilio dell’ortoterapia (Tarsitano et al. 2020). Dedicarsi alla cura di un orto, di un giardino, di un terrazzo anche solo per qualche ora ci avvicina alla terra, ci mostra i tempi della natura, ci insegna i ritmi delle stagioni e ci rende più attenti nei confronti della natura. Il mondo scientifico oggi riconosce all’ortoterapia la capacità di avere un effetto positivo sul benessere psicofisico delle persone indi- pendentemente dalla presenza o meno di uno stato di patologia. Questa, non ci viene in aiuto solo per contrastare lo stress, ma anche per disturbi più gravi, ed è un’attività che può essere svolta davvero da tutti, giovani e anziani, disabili e normodotati (Haller, 2017). I partecipanti a progetti negli spazi verdi urbani, assistiti dal personale qualificato, possono svolgere mansioni come la semina, la raccolta di frutta e fiori, il giardinaggio, la coltivazione di piante e di ortaggi, la cura di una singola pianta da interno, tutte attività che stimolano i sensi: l’olfatto, la vista, il tatto o l’udito e incrementano capacità e competenze (Tarsitano et al. 2020). Tra le competenze/abilità che vengono migliorate ritroviamo: la motricità fino-motoria e grosso-motoria: l’impegno nella cura delle piante e nel loro mantenimento, sollecita il movimento e il coordinamento; la capacità di apprendimento: ricordare i nomi delle piante, imparare delle nozioni ad esempio, sulla semina o sulla cura di una specifica pianta, incrementano l’apprendimento e la memoria; l’autostima: i soggetti vedono realizzarsi e crescere un qualcosa che loro stessi hanno curato attraverso il proprio ruolo diretto e attivo sulla pianta; la socializzazione: non fa sentire soli, miglio- ra la relazione, l’appartenenza e l’integrazione in un gruppo (Tarsitano et al. 2020). D’altro canto i benefici dello “stare in natura”, vivere gli spazi, percorrerli e curarli, sono ormai tangibili e sono di tipo psichico, sociale, affettivo e fisico (Iori, 2003; Jennifer et al., 2014; Haase et al., 2017; Posca, 2018; Tarsitano et al. 2020). Vivere gli spazi verdi urbani anche attraverso l’educazione ambientale ci sintonizza ad altre forme di convivenza, a relazionarci con la realtà osservata e sentita, costruendo e ricostruendo altre comprensioni, producendo e distribuendo sensazioni, informazioni e conoscenze a partire della nostra quotidianità, dando un senso a tutto ciò che facciamo con un approccio di landsense ecology verso uno sviluppo sostenibile (Zhao et al.2016; Tarsitano et al. 2020).

Bibliografia
- Tarsitano E., Giannoccaro R. A., Posca C., Petruzzi G., Mundo M., Colao M., 2021. A sustainable urban regeneration project to protect biodiversity. Urban Ecosystems, DOI: https://doi.org/10.1007/s11252-020-01084-1;
- Tarsitano E., Sinibaldi P., Colao V., 2021.Green days in the Park: a case study on Landsenses Ecology. International Journal of Sustainable Develop- ment & World Ecology, DOI: 10.1080/13504509.2021.1920060;
- Tarsitano E., Giannoccaro R.A., 2021. Volume “L’orto e l’arte. Strategie di ricucitura urbana”, Capitolo 1: Urban green space projects e qualità della vita negli ecosistemi urbani in una prospettiva di landsenses ecology, pg. 15- 27. Editor Centro di Eccellenza di Ateneo per la Sostenibilità dell’Università degli Studi di Bari; S4M Edizioni, ISBN 979-12-80571-07-6.
- Tarsitano E., Posca C., Giannoccaro R. A., Borghi C., Trentadue C, Ro- manazzi G., Colao M., 2020. A “Park to Live” between environmental education and social inclusion through a landsense ecology approach. In- ternational Journal of Sustainable Development & World Ecology, DOI: 10.1080/13504509.2020.1765042.

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